SABATO SANTO - Processione della Desolata

Nel passato la processione della Desolata veniva organizzata dalla Confraternita della Madonna del Rosario, con sede nell' antica Chiesa di San Francesco di Assisi, nelle prime ore del mattino del Sabato Santo; la Statua della Madonna Desolata indossava un abito con un manto in stoffa ed era seduta presso alla Croce, con accanto un Angelo consolatore.
Durante il bombardamento del 6 novembre 1943, che distrusse le due Chiese di San Biagio e San Francesco di Assisi, in seguito ricostruite come un' unica Chiesa dei Santi Francesco e Biagio, si perse anche la Statua della Desolata che venne rifatta nel 1953 da artisti leccesi a cura del benefattore e devoto Giuseppe D' Elia; in quel periodo era Parroco Padre Stefano Besozzi.
Attualmentea la processione della Desolata, vivamente attesa di anno in anno, parte quindi il Sabato Santo dalla Chiesa dei Santi Francesco e Biagio alle ore 09.00.
Percorre il seguente itinerario: piazza della Repubblica, corso Gramsci, via Diomede, via Ettore Fieramosca, via Milano, via Boccaccio, via Libertà, via Orazio, via Sabina, via Diomede, via Trieste e Trento, via Varrone, via Pietro Micca, via De Gasperi, via Oberdan, via Rossi, via Bovio, piazza Imbriani, via Imbriani, piazza Terme, via Kennedy, via Saffi, via Volturno, via Corsica, via Kennedy, piazza Vittorio Veneto, corso S. Sabino, piazza della Repubblica e rientra nella Chiesa dei Santi Francesco e Biagio.
A questa antica processione partecipano numerose bambine vestite da angioletti che recano in mano i segni della Passione di Cristo: la corona di spine, le funi, le fruste, la canna, il calice, i dadi, la tenaglia, i chiodi ...
Subito dopo le bambine e gli angioletti procede la statua della Vergine Desolata, affiancata da addobbi floreali e seguita da circa duecentocinquanta ragazze, vestite di nero e col volto coperto da uno spesso velo nero, che quasi urlano un canto che è una versione particolare dello Stabat Mater di Jacopone da Todi, l' Inno della Desolata di Antonio Lotti (sec. XVIII), musicato per banda dal clarinettista Domenico Jannuzzi di Canosa di Puglia.

Queste donne coprono il volto, quasi a celare la loro identità che si esalta in un dolore comune e universale, e si tengono per mano, "unite a catena" cantando l' Inno della Desolata ma soprattutto piangendo e urlando.
Sono donne del pianto mediterraneo ... memoria, sorelle in pectore della madre in lutto, evocate dal passato per aiutare la Vergine ad elaborare il suo cordoglio; nel loro pianto il dolore di ogni madre terrena si unisce al dolore della Madre Divina.

La Madre Desolata elabora il suo lutto nella muta gestualità di "stare" ai piedi della croce, ma il pianto si leva alto, nei canti che accompagnano il suo incedere e nelle grida di dolore delle duecentocinquanta donne che ne condividono e ne partecipano il cordoglio.

Nella processione della Desolata il pianto delle donne da voce al plastico dolore del simulacro della Vergine; in questo pathos, attraverso queste manifestazioni della pietà popolare, vi sono residui di paganesimo e di superstizione che sono, al contrario, il segno di un diverso ma non per questo meno significativo approccio al sacro.
Questo inno è veramente suggestivo ed è accompagnato da note musicali che penetrano profondamente nei cuori e suscitano un grande desiderio di pianto che si placa solo con la contemplazione del dolore della Vergine Desolata.

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INNO DELLA DESOLATA

- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione.
- Foto gentilmente concesse da Orazio Lovino.

** Esprimo il mio doveroso e sentito ringraziamento al carissimo amico Orazio Lovino per avermi concesso di pubblicare il presente materiale fotografico sulla Settimana Santa di Canosa di Puglia.